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Ricordo di Pietro Perlini studente del Liceo Scientifico Paolo Giovio

Corso A (2014-2019).

 

Petrus tranquillitatum, “Pietro delle tranquillità”, lo si sarebbe potuto chiamare così: pacifico, mite, calmo. All’inizio poteva sembrare il tipico ragazzino introverso e riservato (non timido). Poi, guadagnata una certa familiarità, era capace di intrattenersi con te a raccontarti pacatamente, senza animosità - con dovizia di particolari, date e dati - delle sue passioni: ponti, dighe, centrali idroelettriche e… campane. Che un ragazzo del Liceo Scientifico fosse appassionato ad opere d’ingegneria come ponti, dighe e condotte forzate, soprattutto se inserite in un contesto di montagna come quello valtellinese, dove lui andava spesso in vacanza, nulla di strano, ma provare un interesse per il mondo delle campane, un interesse prima di tutto tecnico e poi musicale, questo aveva certamente una sua singolarità. La passione per l’arte campanaria si spingeva fino a possedere un set di campane, ovviamente di dimensioni e di peso ragionevoli, con cui una volta al Liceo aveva tenuto una lezione di acustica ai suoi compagni nell’ora di Fisica. Oltre a conoscere tanti aneddoti sul mondo delle campane, Pietro amava filmare i concerti campanari delle chiese del comasco o di località di vacanza, per poi caricarli su Youtube. Ad Innsbruck aveva visitato addirittura una fonderia. Quando nel 2019 era in quinta liceo (5A), stava lavorando ad un censimento delle campane della nostra diocesi. Di sicuro di questo passo sarebbe diventato molto più che un cultore del settore: un esperto sicuramente. Durante l’alternanza Scuola lavoro aveva fatto lo stage presso lo stesso studio di un architetto: la sua vocazione di progettista e costruttore andava già configurandosi. L’ingegneria era certamente la sua strada, ma questo non gli impediva d’avere un certo senso estetico: amava la musica sacra, era affascinato dalla liturgia cattolica, soprattutto quella tradizionale. Sempre gentile, affabile, generoso, pronto a dare una mano, era capace di stare da solo come in compagnia. Studente modello, ma non saccente o petulante, come rischiano a volte di essere i cosiddetti “secchioni”, lo ricordo spesso sorridere e ridere garbatamente, come si suole dire, “sotto i baffi” (che non aveva), dei commenti che si fanno ai brani letti o agli argomenti trattati in classe, pronto sempre a cogliere con arguzia il lato ironico delle situazioni o delle opinioni. Non dimenticherò certo la sua Divina Commedia in tre volumi nell’edizione della Famiglia Cristiana ben illustrata con vivaci immagini. Anche il suo look era particolare perché sapeva unire ad un’eleganza classica elementi moderni come un paio di occhiali da sole stilosi. Ora che un malore improvviso lo ha portato via, lo immagino contemplare le grandi cateratte di luce del cielo e gli infiniti concerti campanari dei cori angelici. Luigi Picchi

   

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